Architetture Contemporanee,  Veneto

Un borgo futurista a pochi minuti da Padova

No, non avete letto male. A pochi minuiti da Padova esiste un borgo, ma non il solito borgo medioevale…un borgo futurista!

Ma cosa significa?

Ora vi raccontiamo tutto. Siamo a Vigonza, in provincia di Padova.

Qui, nel 1938, in pieno periodo fascista, l’architetto Quirino De Giorgio, progetta un nuovo borgo rurale, destinato alla popolazione che viveva ancora nei casoni, abitazioni in legno e paglia che esistono ancora verso la zona lagunare e che si possono visitare, costruzioni davvero affascinanti di cui abbiamo parlato in questo articolo.

Queste abitazioni però non assicuravano uno stile di vita salubre, quindi la politica di regime affidò all’architetto futurista Quirino De Giorgio, vicino agli ambienti di governo, di progettare un borgo, secondo lo stile dell’epoca che potesse ospitare la popolazione. L’iniziativa si inseriva all’interno di un’azione politica a livello nazionale di bonifica e di miglioramento della qualità di vita dei lavoratori in modo da dare un impulso allo sviluppo agricolo per arrivare all’autosufficienza.

Il borgo

Il borgo comprendeva abitazioni per gli agricoltori ma anche una serie di edifici con funzioni pubbliche tra cui il teatro, la casa del fascio, la chiesa, la scuola, la palestra e l’aia centrale con il pozzo per le attività agricole (l’attuale piazza).

Era quindi un borgo completo, e omogeneo dal punto di vista stilistico. Gli edifici erano tutti in mattoni rossi, con porticati e alti colonnati che rispecchiavano gli ideali fascisti di monumentalità come simbolo della forza politica.

Nel tempo però questo borgo è stato abbandonato, l’aia è diventata un parcheggio e sembrava essersi persa la consapevolezza del valore dell’intervento, appellandolo con i termini dispregiativi “casette di Mussolini”

L’intervento di riqualificazione

Dal 2004 fino al 2017, in un lungo percorso fatto di ostacoli e lungaggini burocratiche, come spesso accade nel nostro paese, il borgo è tornato a splendere, con un intervento che secondo noi ha saputo valorizzare al massimo gli edifici e lo spazio pubblico.

Lo studio che ha seguito i lavori, Archpiùdue architetti associati, studiando i lavori di Quirino Di Giorgio, ha intuito che il tratto distintivo del progetto non fossero solo le parti costruite, quanto l’insieme di pieni e vuoti che si formavano dalla compenetrazione tra edifici e spazio, in un susseguirsi di forme sinuose, concave e convesse, un richiamo alle piazze metafisiche dipinte da Giorgio De Chirico.

Ecco perchè è stato deciso di dare valore allo spazio, rendendolo pedonale e riportando il suo livello a quello originario.

La cura nella scelta dei materiali denota una grande sensibilità. La pavimentazione della piazza è stata sostituita con un mix di resine e pietra di Verona per conferire più durabilità, ma rimane la sensazione di naturalità, di un suolo “rurale”, continuo e non piatto, come nei sentieri di campagna. La dimensione varia della ghiaia inserita nell’impasto determina un effetto vivo e vibrante della luce che colpisce il suolo; e il colore caldo della pietra di Verona richiama e dialoga con i mattoni degli edifici, creando un legame visivo tra pieni e vuoti, come nell’intento del progetto originario.

Lo spazio è stato inoltre reso vivibile con sedute, arredi, alberature, cespugli e luci, e l’insieme è davvero piacevole.

Sotto ai porticati, dove l’effetto della forma curva dell’edificio è davvero stupendo, si trovano varie botteghe artigiane come un laboratorio di ceramica, una maglieria su misura, un laboratorio sartoriale, una bottega di restauro bici, che già da sole valgono la visita.

Il loro insediamento è stato fortemente voluto e reso possibile grazie a finanziamenti comunitari per le attività artigianali artistiche che ha permesso di rendere vivo il luogo. Perchè si sa, non bastano le belle architetture, serve anche metterci la vita dentro!

Il parco

Dietro alla piazza è stato mantenuta un area libera di grandi dimensioni, più pavimentata e con spazi con acciottolato vicino alla piazza e più verde allontanandosi. Quest’ultima parte è stata chiamata “parco della pioggia”. Questi spazi infatti hanno una doppia funzione: quella di raccolta e depurazione delle acque piovane, sempre più intense negli ultimi anni ma anche di parco vero e proprio, con alberature, panchine a arredi vari. Le sinuosità del terreno e l’uso di vasche di ghiaia con piante lacustri tipiche del paesaggio veneto permettono di tenere le acque piovane in zone specifiche fino al loro assorbimento e depurazione grazie alle radici di queste piante per poi diventare nuovamente fruibili. Quindi una morfologia e un uso dei materiali utile ma anche molto piacevole da vivere e vedere, perchè diversifica gli spazi.

Il parere di Tripnchips

Siamo convinti che sia fondamentale perseguire questo tipo di interventi per rendere le nostre città migliori.

La buona architettura, unita alla valorizzazione storica e culturale, dove il passato non viene cancellato ma integrato, e la spinta alle attività artigianali e artistiche, sono una combinazione perfetta.

Sia per rendere più attrattivi luoghi e città, sia per innescare fenomeni di crescita personale e collettiva.

Speriamo che questo diventi un esempio per altre realtà e che diventi possibile intraprendere queste strade con più semplicità normativa.